Ci siamo trovati spesso a parlare di fotovoltaico, delle nuove tecnologie pronte ad aumentare l’efficienza delle celle e magari modificarle fisicamente rendendole trasparenti o quasi impiegandole negli edifici, pesando meno sul consumo energetico della struttura.
Il problema attuale deriva da un costo ancora troppo alto ed un efficienza che non permette quel vero salto energetico che servirebbe all’intera umanità. Per dare energia ad una piccola città bisognerebbe coprire di pannelli una zona altrettanto ampia, con evidenti disagi per la comunità ed un impatto ambientale non indifferente. La cosa cambia se ad essere interessata è una piccola comunità come quella che abita in tre piccole isolette del territorio di Tokelau, Nuova Zelanda, primo vero luogo della Terra sgombro dalla preoccupazione dell’energia.
Da queste parti l’approvvigionamento energetico non è più un problema e l’afflusso di gasolio per alimentare le piccole centrali energetiche si è arrestato, 1500 persone (12 km2) e le loro attività posso adesso essere sostenute interamente dagli impianti fotovoltaici costati 7 milioni di dollari australiani (5.7€ milioni). Investimento importante, certo, al quale seguiranno soltanto i costi di manutenzione fino alla loro dismissione dopo anni e anni di servizio continuativo e rispettoso dell’ambiente.
Idea che si spera di ampliare presto ad altre piccole isole del Sud Pacifico, nell’ottica di liberare quantomeno questi luoghi incontaminati dalla schiavitù dei combustibili fossili. Il prossimo Marzo 2013 si terrà proprio in merito a questo argomento un importante incontro che interesserà Tokelau, Tonga e le Isole Cook. Un buon esempio da riproporre anche nelle nostre isole minori, fonte di incredibili guadagni per un turismo sempre fiorente e soggette dunque ad utilizzo ingente di energia elettrica.